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LA JERSEY SPOPOLERÁ ANCHE IN ITALIA E IN EUROPA?
Figlie di Vandrell – Genex/NOVAGEN
Parlare di Jersey in Italia può far sorridere qualcuno o inorridire qualcun altro, per i motivi più disparati. Un serio imprenditore di qualunque settore  invece deve analizzare oggettivamente la propria impresa e considerare ciclicamente se quello che fa è economicamente sostenibile, se da vero reddito e migliora la propria qualità della vita.
Quanto sta accadendo negli USA negli ultimi 10 anni era impensabile 20 anni fa: la razza Jersey costituisce oggi circa il 25% delle vacche da latte (la stalla più grande negli States munge 80.000 vacche, tutte Jersey). L’uso del seme sessato ha risolto il “problema” del vitello maschio.
Quello che impressiona è la stima che fra dieci anni il 40% delle vacche da latte USA avrà una quota di “sangue” Jersey.
Perché l’uso del Jersey e non di altre razze, ad esempio le scandinave o altre razze americane? Il commento della stragrande maggioranza di allevatori e genetisti è unanime e senza appello: le altre razze non reggono il confronto!
Il motivo della scelta:
• la Jersey ha un altissimo indice di conversione alimentare (trasforma meglio in latte quello che mangia)
• occupa meno spazio rispetto alla Holstein
• produce meno deiezioni con minore impatto ambientale
• la Jersey produce decisamente più latte con alte % G e P
• il parto è facile

Tutte le altre razze invece offrono solo alcuni di questi vantaggi o addirittura sono meno performanti (minore conversione alimentare, costo alimentare non diverso alla Holstein, minore produzione di latte). Il tutto è comunque dimostrato dal fortissimo calo di seme “scandinavo” (e non solo) negli USA, peraltro mai stato significativo (fonte Naab – assoc. allevat. Americana).

Che tipo di incrocio viene fatto? La scelta è basata anche alla razza allevata inizialmente:

- Jersey x Holstein x Jersey x Holstein x …
- Holstein x Jersey x Holstein x Jersey x ….
- Jersey x Jersey x Holstein x Jersey x Jersey x Holstein x …
- Holstein x Holstein x Jersey x Holstein x Holstein x Jersey …

Va poi ricordato che entro fine anno, negli USA, ci saranno le prime valutazioni di tori “da incrocio”. Resta da definire con quale scala di riferimento per gli indici che probabilmente sarà la  Jersey.

Importantissimo ricordare che geneticamente gli incroci non permettono un miglioramento genetico garantito (leggi di Mendel). Di fatto però, il continuo incrociare porta alla possibilità di creare una nuova razza …
Un altro pregiudizio circa l’incrocio riguarda le dimensioni degli animali ottenuti. Qualcuno storce il naso e sostiene che si tratta di animali piccoli: peccato che nelle nostre stalle gli animali frisoni sono indiscutibilmente troppo grandi. Chi sostiene il contrario, al di là della propria e sacrosanta passione, non ha mai fatto davvero i conti dei costi alimentari e gestionali. Chi li ha fatti è tornato o sta tornando ad animali normali, con grandi vantaggi economici.
Infine, parlando di incroci, bisogna oggettivamente ragionare e verificare, nella realtà italiana,  la caseificabilità del latte (la Jersey è quasi tutta K BB). Cambiano infatti cambiano alcuni parametri nella lavorazione, cosa peraltro risolvibili ma da affrontare in modo rigoroso e preciso.

L’ultima scelta è quella di passare ad allevare Jersey (“apriti cielo” dirà qualcuno): attenzione prima a considerare bene cosa e come adattare la dimensione di cuccette, sale di mungitura, trappole in corsia alimentazione, …

Tutto quello che si è verificato geneticamente negli USA, prima o poi è arrivato anche da noi. Dobbiamo iniziare a valutare, senza alcun pregiudizio, quale vantaggio possiamo ottenere nella nostra impresa zootecnica da questa scelta “epocale”.

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